Dalla Jugoslavia
rientrano in Italia due unità combattenti, che sono assunte quasi a simbolo
della Resistenza dei militari italiani all’estero: La Divisione “Italia” e la
Divisione “Garibaldi”
La Divisione
Italia, terminò la guerra operando nel nord della Jugoslavia e stava per essere
coinvolta indirettamente nella vicenda della occupazione di Trieste da parte
Jugoslavia nel maggio del 1945. Certamente dal punto di vista politici la
presenza di unità combattenti italiane a Trieste, ovvero la Divisione “Italia”
e quella, solo ipotizzata, della Divisione “Garibaldi” che stava per essere
imbarcata a Ragusa con destinazione che poteva essere il territorio
metropolitano ma anche l’Istria se non Trieste, avrebbe assunto un significato
estremamente importante. Sia gli Alleati, ma soprattutto i dirigenti jugoslavi,
pur apprezzando l’operato delle due divisioni, non erano propensi a vedere
italiani in armi, nelle loro fila, in Istria e soprattutto a Trieste.
La questione fu
risolta con il rimpatrio nel territorio metropolitano italiano, la Divisione
“Italia” con destinazione il Friuli, la Divisione “Garibaldi” con destinazione
le Puglie.
Le operazioni di
rientro si possono fa risalire, per la Brigata “Italia” già il 18 giugno 1945
quando la Brigata versa alla II Armata jugoslava il materiale e i mezzi
esuberanti (carri, cavalli, munizioni, armi pesanti, e materiale vario) le
necessità del rimpatrio. Si risolvono le questioni relative a militari italiani
che liberamente hanno scelto di rimanere in Jugoslavia. Il 24 giugno 1945 al
cimitero di Mirogj il 24 giugno
1945 viene inaugurato un monumento dedicato ai Caduti della Divisione
Partigiana “G. Garibaldi” alla presenza del Comandante la Divisione, Marras, e
di Ufficiali e Truppa, della Autorità del Governo Croato e della Città di
Zagabria. Fu indetto un concorso per la frase di incidere nella Lapide. Ne
furono presentate quattro e non trovandosi l’accordo su quella da scegliere
furono incise tutte e quattro.[1]
Il 27 giugno
1945 fu inviato al comando della Divisione l’ordine di rientro in Italia. Il
rimpatrio doveva avvenire per ferrovia. Furono necessari due treni. Per tutto
il pomeriggio del 27 giugno il personale fu impegnato a predisporre il
caricamento dei treni.
Per accordi tra
le Autorità superiori e per valorizzare il contributo dei militari dell”Italia“
“questa alla vigilia del rimpatrio venne elevata al ragno ordinativo di
Divisione”. Di conseguenza la Brigata “Italia” si trasforma in “Divisione” ed i
quattro battaglioni e rispettive compagnie in Brigate e Battaglioni.[2] La
partenza è data alle ore 9 in punto del 28 giugno 1945 con direzione il
territorio italiano. Tutti mancano dall’Italia da circa tre anni e in quel
giugno 1945 giurava come presidente del Governo Italiano Maurizio Parri, che
aveva partecipato alla guerra di liberazione con il nome di “Maurizio”. Il
convoglio giunse a Sezana, a ridosso della linea di demarcazione
italo-jugoslava, il 29 giugno 1945, ove si ferma in attesa di ulteriori
disposizioni sia da parte alleata che da parte italiana. Tutto il personale è
concorde che il rientro in territorio nazionale deve essere degno di nota e non
si accettano soluzioni volte a sminuire il significato del rientro e il portato
delle azioni della divisione. Questo comporta lungaggini burocratiche che si
risolvono con interventi anche da Roma. Il 2 luglio 1945 la Divisone varca la
linea di demarcazione e finalmente arriva in Italia, a Torre di Zuino, sede di
uno stabilimento della Snia Viscosa che molti reduci ricordano come Torre
Viscosa.
La cerimonia
ufficiale di rientro si svolgerà a Udine il 7 luglio 1945. La Divisione si
schiera alla presenza dell’On. Mario Palermo, sottosegretario alla Guerra, del
gen. Howard del Comando della VIII Armata Britannica, competente per territorio,
del Sindaco di Udine, Cosattini, di Mons. Nogara, Arcivescovo di Udine di
rappresentati del Governo jugoslavo e del Comando de C.V.L. Comando Corpo
Volontari della Liberta e di Rappresentati Militari dell’Esercito, tra cui il
gen. Armellini, già comandante della divisone “Bergamo” in Jugoslavia. Subito
dopo la cerimonia inizia la consegna delle armi.
Non si è
ritenuto inquadrare il personale della Divisione “Italia” reduce dalla
Jugoslavia in quanto il Regio Esercito era ancora sotto il mandato della
Commissione di Controllo Alleata. La divisione fu considerata alla stregua di
tutte le formazioni partigiane: al momento dell’arrivo delle forze alleate o
dopo la fine della guerra in Italia, il 2 maggio 1945, tutte le formazioni
dovevano consegnare le armi e le munizioni.
L’11 luglio il
personale assiste ad una messa in Suffragio di tutti i caduti della Divisione:
è l’ultima cerimonia ufficiale. Dal giorno dopo inizia l’invio in licenza di
tutto il personale: è il sospirato ritorno alle proprie case. Il Diario Storico della Divisione si chiude il
31 luglio 1945, mentre un Ufficio stralcio, composto degli Ufficiali
Parmeggiani, già vicecomandante e capo di SM. Minati e Gardini, si reca a Roma
a consegnare tutta la documentazione esistente ( vi arriva proprio il 25 luglio
1945, data estremamente significativa, e continua il lavoro fino al novembre
1945.
[1]
Le frasi sono 1)“Compagno! Quando vedrai
mia madre dirle di non piangere. Non sono solo. Giace con me un compagno
Jugoslavo.” 2) Che nessuno ardisca gettare del fango sul sangue versato nella
lotta in comune” 3) Trovammo qui fede-madre-pane-fucile.I morti lo sanno, i
vivi non lo dimenticheranno”. 4) Fiume di sangue divisero due popoli. Li unisce
oggi il sacrificio dei compagni jugoslavi”. Vds Bistarelli A., La Resistenza dei Militari Italiani
all’Estero. Jugoslavia Centro Settentrionale, Roma, Commissione per lo
Studio della Resistenza dei Militari Italiani all’estero, COREMITE, Rivista
Militare, 1996, pag. 460
[2]
La Divisione d’Assalto “Italia rientro in patria con questo Organico:
. Comando Divisionale.
.. Comandante
Giuseppe Marras
.. Commissario
Politico, Carlo Cutolo
.. Vice
Comandante e Capo di SM, Aldo Primeggiani
.. Vice
Commissario Politico, Alberto Mario Ceccarelli
.. Capo
Servizio Stampa, Cultura e Propaganda, Innocente Cozzolino
.. Commissario
di collegamento, Mario Tindari Gatan
. I Brigata “Garibaldi”
.. I
Battaglione “Ulisse Nannizzi”
.. II
Battaglione “Antonio Mercenario”
… III
Battaglione “Poljiana”
. II Brigata “Matteotti”
.. I
Battaglione “Crni Vrhi”
.. II
Battaglione “Francesco Bertuccelli”
… III
Battaglione “Saverio Failla”
.III Brigata “Mameli”
.. I
Battaglione “Novi Grabovac”
.. II
Battaglione “Cosimo Di Maggio”
… III
Battaglione “Ettore Ramires”
. IV Brigata “Fratelli Bandiera”
.. I
Battaglione “Antonio Longo”
.. II
Battaglione “Brezovac”
… III
Battaglione “Msrcello Piantanida”
. Battaglione Armi di Accompagnamento “Sarengraf”
.Compagnia Comando Divisionale
Compagnia Genio Divisionale
Reparto Sanità Divisonale
Centro Stampa e Propaganda
Cfr. Bistarelli A., La Resistenza dei Militari Italiani all’Estero. Jugoslavia Centro
Settentrionale, cit. pag. 466
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