Il
Rimpatrio della Divisione G
Tutti gli uomini che avevano
combattuto nella Jugoslavia meridionale furono raccolti nella Divisione
“Garibaldi”. Nella primavera del 1945 la Divisone fu concentrata a Ragusa, in
attesa dell’imbarco.
Il 7 marzo 1945, il Comando della
Divisione emise il foglio n. 376 che dettava le norme dell’imbarco. L’imbarco
doveva avvenire per reparti omogenie, in modo disciplinato , senza
manifestazione di alcuna specie, al fine di evitare incresciosi incidenti. Ogni
comandante di compagnia doveva avere al seguito il ruolino degli uomini
presenti e saranno riconosciuti al momento dell’imbarco stesso dal comandante
di compagnia stesso; era previsto l’arresto immediato per chi avesse cercato di
imbarcarsi clandestinamente; inoltre, una volta imbarcati, gli uomini non
potevano più, per nessuna ragione, scendere a terra.
L’8 marzo 1945 partiva da Ragusa il
I° Scaglione di Rimpatrio formato dalla VI Brigata “Garibaldi”, poi due
battaglioni di complementi, per un totale complessivo di 42 ufficiali, 105
sottufficiali e 1777 militari di truppa. Questo scaglione era al comando del
Capo di SM della “Garibaldi” capitano Roberto Berio. Subito dopo parti il 2à
Scaglione di Rimpatrio che comprendeva la 1a e la 2° Brigata “Garibaldi” per un
totale complessivo di 71 ufficiali, 140 sottufficiali e 1440 uomini di truppa,
al comando dello Stesso Ravnich, comandante della Divisione.
Restavano in Jugoslavia, in
particolare in Bosnia e in Montenegro molti militari sia sbandati che im
servizio presso le unità di artiglieria dell’Esercito Jugoslavo. Questo
formarono poi il 3° Scaglione di Rimpatrio che si imbarcò il 15 marzo 1945,
composto da quasi tutti gli sbandati della zona, oltre a 8 ufficiali e 330
tutti artiglieri; inoltre si imbarcarono i restanti complementi dei reparti
combattenti.
Alcuni giorni prima del rimpatrio
della Divisione “Garibaldi” era stata costituita, su ordine del Ministro della
Guerra, tramite lo Stato Maggiore dell’Esercito, una “base” italiana a Ragusa
per raccogliere il maggior numero possibile di militari dispersi o ancora sbandati
che si trovavano in zona. Il comando della base venne affidato al capitano
Angelo Graziani; la base funzionò per circa un anno e fu chiusa il 22 febbraio
1946, per il sorgere di dissidi tra le autorità italiane e quelle jugoslave per
la questione di Trieste. In questo arco di tempo furono raccolti e rimpatriati
5970 sbandati e dispersi fra cui 209 mogli e figli degli stessi.
La Divisione “Garibaldi” sbarcò a
Taranto e fu raccolta al Campo di Sant’Andrea. Qui oltre 3000 militari optarono
per combattere ancora nella fila del Regio Esercito. Di questi, circa 1164
residenti nelle regioni già liberate, ovvero a su della linea gotica, furono
inviati in licenza in attesa di essere reimpiegati. “£6 militari delleclasse
più anziane vennero congedati.
Il 16 marzo 1946 la Divisione
“Garibaldi” fu passata in rassegna dal Luogotenente del Regno, Umberto di
Savoia. Alla bandiera del Reggimento ”Garibaldi” per i reparti di fanteria
della Divisione omonima, venne concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare con
la seguente motivazione:
“Degni eredi delle tradizioni
militari e del sublime eroismo della divisone “Taurinense” e “Venezia”
duramente provate prima e dopo l’armistizio, i reparti di fanteria della
divisione partigiana “Garibaldi” dai resti di quella unita derivati, si
forgiavano in blocco granitico ed indomabile, animato da nobili energie e da
fede nei destini della Patria.
In diciotto mesi di epici ed
ininterrotti combattimenti, scarsamente riforniti di viveri, senza vestiario né
medicinali, con gli effettivi minati da malattie tenevano alto, in terra
straniera, il prestigio delle armi italiane, serbando intatta la compagine
spirituale e materiale dei propri gregari che volontariamente preferivano la
sanguinosa lotta della guerriglia ad una avvilente resa. Ultimata la guerra in
Balcania e rientrati in Patria, ridotti ad un terzo, dopo i duri combattimenti
sostenuti nelle aspre montagne del Montenegro, dell’Erzegovina, della Bosnia, e
del Sangiaccato, chiedevano unanimi l’onore di difendere il suolo natale, emuli
di quanti si immolarono in Italia e al dovere, tramandando ai posteri le
leggendarie virtù guerriere della stirpe.”
La motivazione della Medaglia d’Oro
riverbera in parte i tempi andati. Il presente era sempre difficile. La
Divisione “Garibaldi” operò nella Jugoslavia centrale ed ebbe come base per il
suo rimpatrio, come visto, Ragusa.
Una vicenda che
merita di essere ricordata e che sottolinea la situazione estremamente difficile
di quel periodo è quella in cui la Divisione composta da militari diventati
combattenti per la libertà jugoslava stavano per essere inviati a Trieste, come
forza d’intervento italiana. Ragusa, infatti era un ottima base per l’invio
della divisone in Istria.
[1]
Viazzi L., Taddia, L. La Resistenza dei
militari italiani all’Estero. La Divisione “Garibaldi” in Montenegro,
Sangiaccato, Bosnia, Erzegovina, Roma, C.O.M.R.M.I:T.E., Rivista Militare,
1994, pag. 809
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