INTERVENTISMO VOLONTARIO NELLA GRANDE GUERRA
LA PARTENZA PER IL FRONTE
“Ieri sera
tutta Milano, tutto il popolo di questa magnifica città che seppe le asprezze
della dominazione odiosa degli austriaci salutò con il plauso immenso della
grande anima generosa i volontari sovversivi che partivano per il
fronte…Attorno a Filippo Corridoni si strinse più compatta ed entusiasta la
folla: tutti vogliono stringersi la mano, tutti vogliono gridarvi il saluto e
l’augurio fervido. Sventola sul gruppo di volontari e di cittadini che attornia
l’agitatore operaio una grande bandiera rossa”
Ma nell’entusiamo generale,
le Autorità politiche erano vigili ed attente e sorvegliavano da vicino
l’azione dei rivoluzionari.
La Questura di Milano
comunicò ai competenti Comandi Militari la sua informativa sui volontari:
“Ieri sera
coi volontari del 68° Reggimento fanteria è partito per il fronte anche il noto
sindacalista biografato CORRIDONI Filippo di Enrico, per il quale unisco l
relativo cenno di variazione (Mod. R.) per il superiore Ministero. Al Sig.
Comandante la locale divisione Territoriale ed al Sig. Comandante il predetto
reggimento, ai quali era stato già, a suo tempo, segnalato il Corridoni, ho
creduto ora opportuno far rilevare le tendenze spiccatamente rivoluzionarie ed
il fervente spirito di propaganda del Corridoni, tanto più che sul suo conto mi
è stato in questi giorni confidenzialmente riferito che, stando sotto le armi,
la sua intenzione sarebbe quella di convertire alla propria fede il maggior
numero di proseliti, scegliendoli nella gran massa di soldati che attualmente
trovasi alle armi per poter poi, a guerra finita, e mentre ancora tutti saranno
armati, mettere in atto il suo ideale, la rivoluzione”
La Questura non si sbagliava. La posizione di Filippo
Corridoni in relazione al suo arruolamento nell’Esercito era chiara, come
attesta un suo scritto prima della partenza per il fronte e diffuso da u suoi
compagni.
FILIPPO CORRIDONI IN UNIFORME |
“Noi, fra
giorni, partiremo per il fronte vestiti da soldati del re, ma soprattutto,
partiamo con l’anima rigidamente repubblicana. Sarà così difficile ritornare
tutti: lo sentiamo. Qualcuno, per non dire molti di noi pagheranno questo atto
rivoluzionario; non importa. Ma coloro che ritorneranno riprenderanno nuovamente
le nostre idee che noi affidiamo ad una cassaforte di cui gelosamente
custodiamo le chiavi per fr sì che nessuno le possa contaminare durante la nostra
assenza. Compagni operai! Fate che a vittoria conseguita, quando riprenderemo
la lotta per le nostre idee, oggi più di ieri viva nel nostro cuore, possa
dirsi dai vostri competitori di classe che voi meritaste la realizzazione dei
vostri sogni di migliore avvenire per la sincerità, l’entusiasmo, l’ardore con
cui combattete tutte le battaglie, siano esse per la patria, l’umanità o per i
sacri diritti del lavoro”.
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