Si
accludono 2 reportages del giornalista Franco SCARIONI, Caduto nella Grande
Guerra:
A) "LA TROPPO DURA SCONFITTA SUBITA DALLA JUVENTUS A GENOVA".
"Genoa
batte Juventus 4 - 0.
da “La Gazzetta dello Sport”
dell’11 Gennaio 1915"
"Genova, 10. La sconfitta
subita in campo genoano dall’ undici juventino, sceso nella superba con
qualche velleità di conquista non
proprio recondita, e grave e certamente sproporzionata, nell’esito
numerico, alla differenza che
distingue l’undici vittorioso del Genoa dal plotone torinese.
Nonostante ciò si può sicuramente
affermare che il match odierno superò ogni migliore attesa e se
la sfortuna si fosse un po’ meno
accanita nel primo tempo contro gli striscioni torinesi, certo la gara
– che aveva già per natura sua i
massimi caratteri della velocità, della spigliatezza di assieme e della
combattività vivace e tecnica –
sarebbe assurto a dignità di una grande contesa e, impegnando più a
fondo il Genoa, avrebbe dato modo
di stabilire un più preciso raffronto fra i due teams combattenti
e di dedurre più sicure
previsioni per la lotta futura che involgerà anche i campioni d’Italia. Se
mancò il grande scontro, vi fu
però un match che soddisfece ad usura le esigenze del folto pubblico
genoano, ormai specializzato in
fatto di foot-ball.
UNA
JUVENTUS NUOVO STILE.
La Juventus nuovo stile è senza dubbio una bella e salda unità.
Oggi le facevano particolare
difetto la mancanza di Dalmazzo, che valse da sola a slegare e
sconnettere tutto l’assetto
rendendolo nullo proprio nel culminar delle azioni decisive iniziate di
lontano e portate con un giuoco
deciso, veloce e scapigliato sin sulla porta difesa da Rolla, e la
cattiva giornata di Varalda:
l’insufficienza dell’ half juventino lascio via libera da un lato al
pronunziarsi e al concretarsi del
serrato e forte attacco genoano. In formazione compatta e in
giornata più felice, la Juventus
avrebbe innalzato dinnanzi al Genoa una barriera non tanto
facilmente sormontabile e la
vittoria non dubbia del genovesi – data la netta e sensibile supremazia
nel severo ordine tecnico –
sarebbe stata assai più limitata. Un rapido esame della squadra vinta
trova buona la difesa, ben
inquadrata sul trio Baldi-Bigatto-Faroppa. Il portiere, il bravo “Pony”
ebbe poi modo di prodigarsi in
parate veramente classiche toccando ancora una volta quella fama di
virtuoso difensore della porta
che venne sciupata una volta e purtroppo con conseguenze
indistruttibili in un disgraziato
incontro internazionale disputato a Torino. Della coppia dei terzini il
migliore per correttezza e
precisione di giuoco fu l’ex novarese. Bigatto e ancora troppo sbandato e
un po’ falloso nelle melèe. La
linea mediana rimase in campo, nella sua reale formazione, soltanto
nel primo tempo, poiché nella
ripresa l’ottimo Bona vista ormai perduta la partita corse a
rinfrancare l’attacco. Noi
crediamo che se la mossa del tarchiato juventino non fosse stata ritardata
di tanto, un esito un po’ diverso
avrebbe avuto la partita stessa. La presenza in prima linea di Bona
diede coesione e maggiore forza
di penetrazione a tutto l’attacco e spinse incursioni rapide e decise
fino alla rete di Rolla,
sciupandole purtroppo di poi in tiri imprecisi che fecero mancare sicuri goals
persino a porta indifesa. Ma,
chiusa la breve parentesi, dei tre uomini della linea di sostegno il
migliore fu Boglietti II.
Infaticabile, pronto e preciso, in un giuoco largo di distribuzione del pallone
e nel sostenere quasi da solo
tutto il furioso contrattacco avversario; Bona a lato gli fu buon
compagno. Varalda dall’ altro
manco completamente al compito suo. L’attacco svolgente fino
all’esasperazione una trama unica
di assalto basato sulle incursioni velocissime e travolgenti,
manco, come gia accennammo al
risultato, soprattutto per l’assenza di un uomo che potesse
raccogliere e coordinare le
azioni dei due binomi di destra e di sinistra. In ogni modo agli avanti
torinesi non difetta la sicurezza
nel palleggio e la rapidità di azione.
IL
GENOA PARI ALLA SUA FAMA. Il Genoa fu senza alcun dubbio in una giornata
ottima.
Vorremmo dire eccezionale,
facendo una lodevolissima eccezione per quello che tocca da vicino il
punto ordinariamente più debole
di tutto lo squadrone rosso-bleu. Anche la linea mediana, il
lamentato tallone d’Achille della
equipe curata da mister Garbutt fu sul terreno soffice ed asciutto
sicurissima e fiera della
riconquistata efficienza sua. Sentendosi fin dai primi approcci dell’
impetuoso scontro ben salda e
unita, si prodigo fino all’ esaurimento in un gioco brillante nel quale
tutti emersero: il tarchiato
Magni con un giuoco di testa preciso e con rimandi forti, sicuri e ben
calcolati nel quale cercava di
curare, più che gli fosse possibile e che gli consentisse il suo giuoco
ordinariamente sbandato, la
distribuzione del pallone agli avanti. Il minuscolo Pella al quale difetta
solo la statura per essere un
ottimo half; il modesto e valente Leale che cela come ape laboriosa
l’indefesso suo lavoro sotto le
apparenze di un giuoco per lui facile e piano. E, trovato buono cio
che ordinariamente non lo è, il
resto della squadra rese quanto ordinariamente dà. Dunque,
pressoché insormontabile
l’estrema difesa, ora chiusa meraviglia anche sull’ estremo vertice con un
portierino agilissimo, energico e
sicuro nella presa; buona nell’ attacco, nel quale permane ancora –
e permarrà finché qualcuno che in
effetto ingombra o slega le azioni più piane e facili non ne sarà
tolto – un piccolo enigma: una
risultante cioè minima, povera, intisichita di forze, magnificamente
chiusa in un quintetto di uomini
rotti a tutte le malizie del giuoco ed in effetto tra i migliori
forwards nostri e che dovrebbero
combinare attacchi assolutamente insostenibili per le più chiuse ed
agguerrite difese.
IL
GIUOCO.
L’ouverture dell’ incontro e fatta su di una impetuosa discesa dei genoani che
serrano di un fitto assedio la rete di Faroppa. E Baldi, nell’ assillo della
difesa, arresta, con uno di quei falli infantili che non trovano difensori
neppure in chi li commette, la palla con la mano. De Vecchi non manca il
penalty e così al 2.o minuto il Genoa è subito in vantaggio. La Juventus si
scuote ed argina contrattaccando audacemente la continua minaccia rosso-bleu.
Al 35.o minuto, dopo che “Pony” ha di già infranto con un plongeon ardito un
fine e pericoloso lavoro di dribbling intessuto da Sardi e Santamaria portato
fin presso la rete, Benvenuto, raccogliendo il debole rimando, infila di
sorpresa la rete torinese. Nella ripresa vi e un maggiore equilibrio di forze.
Gli juventini sono un po’ demoralizzati dal duplice insuccesso e giuocano senza
troppa convinzione. Si rianimano quando vedono piu facile la via di accesso
all’ estrema area avversaria. Allora attaccano con foga ma mancano in facili
occasioni; mentre Sardi al 7.o minuto non sciupa un preciso traversone di
Mariani e Magni segna per la quarta e ultima volta otto minuti appresso
riprendendo una palla, sgusciata da una melèe provocata da un corner, e
infilandola dritta dritta nella porta di Faroppa. Verso il finish il Genoa torna
ad un netto sopravvento e allora l’estrema difesa torinese argina di forza,
provocando qualche grido ostile della folla. Pedroni che si lasciò sfuggire con
qualche offside anche qualche fallo abbastanza grave – disse lui per non
guastare la continuità del giuoco – fischiò però poco dopo il termine della
brillante e movimentatissima gara. Fu però arbitro energico e coscienzioso ed
il risultato dell’ incontro, per quanto riesca un po’ ostile agli sfortunati
juventini; non ha di certo subito alcuna influenza d’ordine … arbitrale.
Franco
Scarioni.
Gazzetta
dello Sport – 11 Gennaio 1915, Milano"
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