IIS "N. Turriziani"
Frosinone Liceo Classico
Convegno 23/5/2015
VIVERE LA
GUERRA IN CIOCIARIA
( Gloria Sica )
Il Lazio, seppure risparmiato dalla
occupazione nemica, fu teatro, come sede di comandi, reparti addestrativi,
ospedali militari, basi navali, di una intensa attività militare.
La nostra regione fornì alla Patria 203.422
soldati :
marinai, alpini arruolati tra
le montagne dell'Appennino, bersaglieri, aviatori, artiglieri, guardie di
finanza e carabinieri.
Tutti conosciamo la storia di ENRICO TOTI, nato nel 1882 a Roma e morto a
Monfalcone il 6 agosto 1916. Suo padre era originario di Cassino. Enrico, pur
con la gamba sinistra amputata per un incidente mentre lavorava alla
lubrificazione di una locomotiva a Colleferro, era un valente ciclista.
Le sue tre domande di
arruolamento allo scoppio del conflitto furono respinte, ma Toti raggiunse il
fronte in bicicletta e fu accolto in Friuli come civile volontario.
Riuscì a farsi trasferire
presso i bersaglieri ciclisti del terzo battaglione.
Morì nella battaglia di
Gorizia, lanciando la sua stampella contro il nemico e gridando : " NUN
MORO IO ! ".
Sulla battaglia di Gorizia
torneremo.
Intanto diciamo che, studiando la
composizione dei reparti di Fanteria della Prima Guerra Mondiale, si possono
conoscere i Distretti di Reclutamento dei soldati laziali :
il Distretto di Frosinone (
con altri ) confluì nella BRIGATA PINEROLO (13°/14° Fanteria) e nella BRIGATA
MESSINA (93°/94° Fanteria).
Ora vediamo, più in particolare, la
situazione nella nostra città, che si trovò allora a vivere un periodo
terribile, tra il terremoto del 1915, la guerra e la epidemia di spagnola.
Il famoso
TERREMOTO di AVEZZANO colpì soprattutto Sora, il
13/1/1915, alle ore 7,55, XI grado della Scala Mercalli.
Anche Frosinone venne colpita, per fortuna
con minore intensità di Sora.
Non ci furono vittime, ma
molti danni.
Qui sulla Prebenda fu allestita
la tendopoli.
La città non si era ancora ripresa quando
scoppiò la Prima Guerra Mondiale, una guerra che vedrà la vita cittadina come
fermarsi per quattro lunghi anni.
Tutti attendevano il ritorno della pace e
dei giovani frusinati partiti per il Fronte, mentre in ogni famiglia cresceva
l'ansia quotidiana di ricevere la visita degli emissari dello UFFICIO NOTIZIE
per le FAMIGLIE dei MILITARI
COMBATTENTI, che aveva sede nel Palazzo de Matthaeis in via Garibaldi,
addetti al triste compito di comunicare l'avvenuta morte di un loro congiunto
nelle trincee o nei campi di battaglia.
Così fu nel caso di Norberto
Turriziani, ma anche del mio prozio Giovanni Gorirossi , sergente maggiore nato
a Frosinone nel 1874 e morto nel 1918 nell'ospedale da campo n, 256.
Le condizioni di vita nella città di
Frosinone erano molto difficili perchè quasi tutti gli uomini validi, per lo
più contadini e artigiani, erano stati richiamati alle armi e costretti ad
abbandonare il loro lavoro, unico sostentamento per le loro famiglie, le quali
trovavano scarso sollievo dagli insufficienti e saltuari sussidi governativi e
da sporadici atti di beneficenza dei benestanti locali.
Molti frusinati, in quegli anni, patirono la
fame e furono le DONNE di Frosinone, come
in tutta Italia, a manifestare anche
pubblicamente la loro contrarietà alla guerra, invocando il pane per i
bambini e, con la pace, il ritorno dei loro uomini.
All'epoca Frosinone aveva 12.000 abitanti :
191 furono i caduti del
conflitto, centinaia i feriti, i mutilati, i malati.
Ricordiamo che, per i piedi
congelati, si amputavano gli arti, e ciò era molto frequente al Fronte.
Per esempio ciò accadde a
Giacinto Sangena, nato a Torrice nel 1892 e morto a Col di Lana per
congelamento e ferite durante il conflitto.
Nei Comuni dell'attuale provincia di FR i
morti furono 6.330.
Come non bastasse, nei mesi
di settembre e ottobre 1918, si diffuse in città l'epidemia di spagnola, che
causò più di 300 morti, di cui 100 bambini.
Si chiusero scuole, uffici, chiese; fu
sospeso il mercato del giovedì; il Cimitero divenne insufficiente ad accogliere
i morti!
Eppure la gente ciociara
resisteva !
Durante gli anni del conflitto, attraverso
l'incessante propaganda, si creò nel Paese il c.d. "FRONTE INTERNO" :
tutti dovevano partecipare al
clima bellico, evitando idee neutraliste e pacifiste.
"Chi non dà alla Patria
il braccio deve dare la mente, i beni, il cuore, le rinunce, i sacrifici",
diceva il capo di governo Salandra nel 1916.
Un esempio clamoroso è costituito dalla PRESA
DI GORIZIA :
quando venne conquistata, in
realtà la città era già deserta, tutta distrutta dai bombardamenti.
Vi erano rimasti solo 1.500
abitanti.
Ma l'impatto sul Paese fu
enorme:
finalmente c'era una vittoria
da festeggiare e si poteva sperare nella fine della guerra!
Così leggiamo nella LETTERA che MARGHERITA
DEL NERO, da VEROLI, scrisse il
12 agosto 1916 al marito al Fronte, raccontando i grandi festeggiamenti svolti
nella cittadina alla notizia della vittoria, nella speranza di veder terminare
la guerra molto presto......
In realtà la battaglia
di GORIZIA (9-10 agosto 1916) costò,
secondo dati ufficiali, la vita a :
1.759 ufficiali e circa
50.000 soldati di parte italiana;
862 ufficiali e circa 40.000
soldati di parte austriaca.
Fu una delle stragi più
pazzesche di una guerra che fu tutta
"una inutile strage"|
La verità era ben altra rispetto alle bugie
della propaganda e i soldati lo sapevano sulla loro pelle......
Lo testimonia il testo della canzone
" O GORIZIA TU SEI
MALEDETTA", che da sempre appartiene alla tradizione
antimilitarista e che costituisce un autentico atto di accusa contro coloro che
avevano voluto quel conflitto.
Chi veniva sorpreso a cantarla durante la
guerra era accusato di DISFATTISMO e poteva essere fucilato !
Ma torniamo alla vita quotidiana in
Ciociaria durante la guerra.
A
CASTRO DEI VOLSCI
vennero costituiti 2 COMITATI
CIVILI DI SOCCORSO, per iniziativa di 2 insegnanti,
GIOVANNI ANGELONI e
VITTORIO GIROLAMI.
In questi Comitati alcuni studenti di Liceo
e dell'Università spendevano il loro tempo per scrivere e leggere lettere ai
richiamati e alle loro famiglie, fornendo gratuitamente carta da lettere e
francobolli, raccogliendo anche fondi per le famiglie più bisognose.
Nel libro di Aldo Cazzullo, "La guerra
dei nostri nonni", leggiamo una interessante testimonianza del
nipote di MARIO LOFFREDA, classe
1890, di ISOLA LIRI, il quale Mario, in guerra, pur
appartenendo al reparto Zappatori, era tra i pochi soldati a saper leggere
e,dunque, scriveva lettere anche per gli altri...
Il COMITATO
DI MOBILITAZIONE CIVILE
di Frosinone, invece, agiva
PRO CORREDO DEL
SOLDATO :
signore e signorine frusinati confezionavano
indumenti di lana per i soldati al Fronte, coordinate da MARIA SCIFELLI.
E mentre a Sora , nel febbraio 1916, si
reclutava manodopera da inviare al fronte (muratori, carpentieri, minatori,
fabbri, braccianti), nel giugno del 1916 si concedevano ai nostri militari
delle LICENZE per svolgere i lavori agricoli, soprattutto la mietitura !
Nel 1918, a CASSINO, nella contrada Monterotondo, si costituiva
anche un campo di concentramento per prigionieri di guerra.
Qui fu tenuto prigioniero il
filosofo Wittgenstein, fino al 1919; come ci racconta lo storico Franz Parak,
nel libro "Wittgenstein prigioniero a Cassino", qui il filosofo
scrisse il celebre "Tractatus".
E intanto si requisivano grano, farine,
cereali, in tutti i paesi del circondario di Frosinone e la fame aumentava.
Come sappiamo tante cose sulla
guerra?
La memoria della Grande
Guerra - racconti , fotografie, lettere - è custodita soprattutto
dalle DONNE.
Così sappiamo che negli Uffici della Censura
si accumulavano montagne di cartoline in cui i soldati contadini invitavano i
loro parenti rimasti a casa a non seminare, così sarebbero arrivate la carestia
e la fine della guerra!
Una
CANZONE DI TRINCEA
diceva :
"Sian maledetti quei
giovani studenti
che hanno studiato e la
guerra voluto,
hanno gettato l'Italia nel
lutto,
per 100 anni dolor sentirà".
E oggi, celebrando il Centenario di quel
terribile conflitto, che vide morire 4 persone per ogni minuto di guerra, in
cui le valanghe e i fulmini uccidevano più dei cannoni;
in cui le donne subirono
stupri e violenze, rimossi dalla storia, e dovettero abbandonare i "figli
del nemico", i "piccoli tedeschi", gli "orfani dei
vivi", nati da quegli stupri;
in cui gli "scemi di
guerra" costituirono un vero esercito di matti, impazziti per le atrocità
viste e subìte;
in cui tanti ebbero il volto
e il corpo dilaniati da ordigni o da autolesionismo e persero la loro identità
e dignità di esseri umani...
vogliamo concludere il nostro
intervento con questi versi di BERTOLT BRECHT :
" LA GUERRA
CHE VERRA' NON E' LA
PRIMA.
PRIMA
CI SONO STATE
ALTRE GUERRE.
ALLA FINE
DELL' ULTIMA
C' ERANO VINCITORI
E VINTI.
FRA I
VINTI LA POVERA
GENTE
FACEVA LA
FAME.
FRA I
VINCITORI FACEVA LA
FAME
LA POVERA
GENTE EGUALMENTE "
Bibliografia
"Il Lazio e la Grande
Guerra" , Regione Lazio 2010, a cura di P. Guerrin e M. Vittucci
I. Barbagallo,
"Frosinone - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni",
Editrice frusinate, 1975
M. Federico, "Frosinone
e i suoi pompieri", Frosinone, 2006
A. Cazzullo, "La guerra
dei nostri nonni", Mondadori, 2014
"Albo d'oro dei militari
della provincia di Frosinone caduti nella guerra nazionale 1915-18", La
Tipografica, Frosinone, 24/5/1937
www.antiwarsongs.org
http://fotografiaprimaguerramondiale.blogspot.it
M. Cerroni, "Prima
Guerra Mondiale - Torrice ricorda i suoi soldati nel centenario", 2014
Archivio di Stato di
Frosinone, "1915-18 - Testimonianze di vita in tempo di guerra - Mostra
documentaria ", 5/10/2014
Gloria Sica insegna Storia e
Filosofia presso il Liceo Classico “Norberto Turriziani” di Frosinone.