HGM
Heeresgeschichtliches Museum .
La Repubblica e la Dittatura
L’Austria dal 1918 al 1945
Dopo la Prima Guerra mondiale i popoli dell’Austria-Ungheria si
decisero contro un impero comune. Cosi anche i rappresentanti del popolo di
lingua tedesca della monarchia proclamarono uno stato proprio. Le condizioni
per questo nuovo stato furono invece dettate dalle potenze vincitrici. L'ultimo
Imperatore, Carlo I venne mandato in esilio con la sua famiglia. L'unione
dell’Austria alla Germania, richiesta allora da tutti i partiti, venne proibita
dagli alleati. Con la diplomazia, ma anche con le armi, si lottò per i confini
dello stato. La frontiera meridionale della Carinzia e l'annessione del
Burgenland furono particolarmente controversi. Fu anche molto difficile creare
una base economica stabile.
Progressivamente crebbe l'ostilità fra le forze politiche austriache.
La violenza in politica faceva ormai parte della quotidianità. Così nacquero
varie associazioni paramilitari, delle quali le più importanti furono le
“Heimwehren” (“milizie. popolari”), le “Frontkampfervereinigungen” (“leghe
degli ex-combattenti”) e più tardi le “Ostmàrkischen Sturmscharen” (“truppe
d'assalto della marca orientale”), tutte di stampo borghese, e lo “Schutzbund”
(“lega di difesa”) del Partito socialdemocratico. A queste si aggiunsero le
formazioni dei nazionalsocialisti. Nel loro insieme queste formazioni
superarono di tanto il numero delle forze armate austriache regolari,
l’esercito federale composto di soldati di professione secondo il trattato di
pace di St. Germain. Sin dall'anno 1927 si erano creati condizioni da guerra
civile. Il governo del cancelliere Dollfuss, cristiano-sociale, seguì sempre
più apertamente una via autoritaria, sfruttò nel 1933 una situazione di stallo
nel parlamento per neutralizzarlo e sostituì infine la costituzione fino allora
democratica con una “corporativa”. La guerra civile raggiunse il suo culmine,
quando, nei febbraio del 1934, scoppiò una rivolta dell'ormai proibito
“Schutzbund” seguita, nel luglio dello stesso anno, dall'assassinio di Dollfuss
per mano di una formazione SS illegale — eventi che furono accompagnati da
estesi combattimenti a Vienna e in altre regioni. L'avvicinamento all'Italia
fascista quale potenza protettrice, portò l'Austria all'isolamento totale,
quando Mussolini venne a patti con Hitler. Il cancelliere Schuschnigg, messo
massicciamente sotto pressione da Hitler a Berchtesgarden, cercò una via
d'uscita indicendo un referendum consultivo per il 13 marzo 1938
sull'indipendenza dell'Austria. Intimidito dalla minaccia hitleriana di
un'invasione immediata, Schuschnigg si dimise l'11 marzo, seguito poco dopo
anche dal Presidente della Repubblica austriaca, Miklas. Il 12 marzo le truppe
della Wehrmacht tedesca entrarono in Austria accolte con gioia da una parte
della popolazione. Il governo nazionalsocialista austriaco — formato ancora
l'11 marzo — “legalizzò“ la già avvenuta annessione forzata (“Anschluss”) dell’Austria
al Terzo Reich. L'Austria come Stato non esisteva più
La dittatura nazionalsocialista non portò solamente alla sostituzione
dei quadri dirigenti, all'emigrazione forzata e alla persecuzione, ma preparò
anche il Paese in brevissimo tempo alla guerra. Soldati di provenienza
austriaca vennero impiegati su tutti i fronti e molti di loro presero parte
alla battaglia di Stalingrado. Ma c'erano anche degli austriaci che entrarono
nelle file degli eserciti alleati. A partire dal 1943 il paese denominato ormai
“Provincia del Regno delle Alpi e del Danubio” (“Alpen- und Donaureichsgaue”)
diventò teatro della guerra aerea e - nelle parti meridionali - anche della
guerra partigiana condotta dalla Jugoslavia. Nel frattempo la persecuzione
degli ebrei e degli oppositori del regime nazionalsocialista raggiunse il
culmine. Nonostante che la Resistenza si andasse rafforzando poco a poco e
nonostante la partecipazione da parte di austriaci al tentativo di eliminare
Hitler il 20 luglio 1944, il Paese rimase incorporato nelle strutture politiche
e militari del Reich tedesco. Dal marzo al maggio 1945 visse anche la guerra
sul proprio territorio, la liberazione da parte degli alleati e la
capitolazione della Wehrmacht. A metà aprile Karl Renner riuscì a formare un
nuovo governo austriaco, a proclamare l’indipendenza del Paese e con ciò ad
iniziare una nuova epoca.
Vetrine ed oggetti i in esposizione
Vetrina a parete, a sinistra dell'ingresso: pezzi che si riferiscono
alla fondazione della Repubblica, alla Costituzione democratica e al
Parlamento, come anche alle forze armate -“Volkswehr” (“armata del popolo’) e
"Bundesheer” (“l'esercito federale”) — e alla lotta per i confini dello stato.
AI centro della sala: “Colonna per affissioni” con manifesti
politici.
Vetrina verso destra partendo dall'ingresso e oggetti vicini alla
finestra: pezzi che si riferiscono alla persona dell'Imperatore Carlo I, alla
condizione economica estremamente precaria e alla grande importanza della
ferrovia per l’approvvigionamento della popolazione e per il mantenimento dei
contatti con l'estero.
3 vetrine posizionate, una dopo l’altra, diagonalmente sul lato delle
finestre: pezzi che si riferiscono alle formazioni paramilitari, alla violenza
crescente nella politica e alle guerre civili. Dietro, esposto liberamente o
appeso al centro della sala: Posti di blocco rapidi; cannone da campo M 18 da
80 mm dell'esercito, dipinto a olio di M. Florian: “La Rivoluzione”; sulla
parete posteriore della prima stanza video: Ritratti dei presidenti e dei cancellieri
della Repubblica d'Austria.
2 Vetrine sul lato delle finestre, dopo il cannone da 80 mm: Divise,
armamento ed equipaggiamento dei soldati dell’Esercito federale, dei corpi dei
tiratori volontari e della milizia al fronte.
Vetrina a parete a sinistra, dopo la prima stanza video: oggetti di
memoria dei cancellieri Seipel, Dollfuss e Schuschnigg; pezzi che ricordano gli
sforzi vani per mantener l’indipendenza dell’Austria e attinenti al referendum
sull‘annessione al Reich del 10 aprile 1938, al successivo allineamento della
società, all'incorporazione dell'esercito austriaco nella Wehrmacht tedesca
nonché a lo smembramento e all’annessione di una parte della Cecoslovacchia.
Al centro della sala, dopo la stanza video: Targa commemorativa che ricorda l'introduzione
della costituzione corporativa; “Colonna per affissioni” con appelli e cartelli
pubblicitari del “fronte patriottico” (“Vaterlandische Front" ) e dei
nazionalsocialisti; sulla parete a sinistra della sala, diagonalmente dietro la
“colonna per affissioni”: F. Liebermann: Busto di Adolf Hitler.
Vetrina a parete a sinistra, “dopo il busto di Hitler: “Il culto del
Fuhrer”; l'armamento, divise ed equipaggiamento della Wehrmacht ,
del‘’Reichsarbeitsdienst” (“servizio del lavoro del Reich)i e della “Hitlerjugend”
("Gioventù hitleriana”) caschi e copricapi di soldati dei paesi sconfitti.
Vetrina in centro sala: Manichino di un paracadutista tedesco; il suo
armamento e il suo equipaggiamento. Sopra di esso: Aereo leggero: Fi 156 C- trop (“Fieseler Storch”); accanto alle
finestre: Volkswagen tedesca Tipo 82 (“Kubelwagen”); cannone controcarro Pak 40
tedesco; motoveicolo cingolato “NSU” tedesco.
Vetrina centro sala, dopo la “vetrina dei paracadutisti”: Manichino di
un ufficiale d'artiglieria sovietico; armi e pezzi d' equipaggiamento
sovietici; “rifiuti di guerra” del campo di battaglia di Stalingrado.
3 vetrine vicino alle finestre: Gruppo di oggetti di C. Stenvert:
“Stalingrado o il calcolo di redditività del tirannicidio”. Sulla parete
posteriore della seconda stanza video e sulla parete della finestra: Quadri e
foto sui diversi aspetti della guerra: accanto alla parete delle finestre:
Cannone contraereo tedesco da 88 mm (Flak 36) e riflettori di cannone
contraereo da 600 mm tedeschi.
Vetrina dopo il cannone contraereo da 88 mm: Manichino di un pilota
bombardiere americano. Dietro, pendente dal soffitto: 2 bombe aeree USA; sotto:
postazione di mitragliatrice di un pilota bombardiere americano.
Vetrina a parete a sinistra, dopo la seconda stanza video: rifugio
antiaereo; un facsimile della “dichiarazione di Mosca”; carro da demolizione
teleguidato tedesco “Goliath”; pezzi attinenti alle tematiche della Resistenza,
della guerra partigiana, degli austriaci negli eserciti alleati, dei campi di
concentramento, dei lavori forzati e dell’industria degli armamenti; al centro
della sala: “colonna per affissioni” con esortazioni a resistere del regime
nazionalsocialista, dietro: H. Fronius: “La fucilazione”.
Ultima vetrina a parete a sinistra: Pezzi che si riferiscono
all’assistenza spirituale e sanitaria dei militari come anche alla guerra sul
territorio austriaco, alla capitolazione delle forze armate tedesche, al
prigionieri di guerra, al ripristino dello stato austriaco e
all'amministrazione militare alleata.
Vetrina al centro sala: Divise, armi, equipaggiamento e volantini
dell’Armata rossa. Dietro, lungo la parete della finestra: trattore cingolato
tedesco “Ost”; sbarramento anticarro; cannone controcarro M 42 sovietico da
76,2 mm; bunker a forma di sfera; fuoristrada MB Willy's “Jeep” americana;
sulla parete della finestra: Quadro di M. Florian: “Incendio del duomo di Santo
Stefano”; sulla parete posteriore della sala, a destra: Quadro a olio di H.
Wulz: ‘“Ritorno a casa”; a sinistra: G. Ambrosi: “Busto del Presidente della
repubblica austriaca Dr. Karl Renner; sopra il passaggio verso la sala
“Austria, potenza marittima": R. Hammerstiel: Trittico “Sera, notte e
mattino”.
Nelle due stanze video: documentari sulla prima Repubblica austriaca e
sulla Seconda Guerra mondiale.
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