scenari
militari ucraini
di
Federico Salvati
L'intervento
ucraino e il nuovo warfare ucraino (introduzione)
Nell'ultimo
summit NATO in Galles l'ammiraglio James Stavridis ha
definito l'intervento russo in Ucraina (con uno specifico riferimento al
romanzo di Huxley): l'inizio di un “nuovo mondo”. Questa citazione però è stata
mal interpretata dalla stampa internazionale, che l'ha subito iconizzata come
la dichiarazione di una rinnovata risolutezza da parte dell'Alleanza Atlantica.
Quello che veramente Stavridis voleva dire, è che la comunità internazionale
sta entrando in una nuova dimensione di conflittualità, sconosciuta alle
generazioni passate e di cui le classi intellettuali e militari non conoscono
bene le dinamiche e le possibili ripercussioni. L'ammiraglio si è riferito a
questo nuovo tipo di warfare con il termine “ibrido”, intendendo con
l'espressione l'impiego integrato di mezzi convenzionali e non convenzionali
per portare avanti un'offensiva contro il nemico su diversi piani, anche al di
fuori di quello militare.
Jhonson e
Seely, trattando l'argomento, propongono il concetto di FSC (Full Spectrum
Conflict): una
chiave di lettura integrata che permette di inquadrare l'offensiva russa sotto
un punto di vista cinetico, economico, politico e propagandistico. Essi ci
fanno notare come al giorno d'oggi un'analisi unicamente politica o unicamente
strategica delle operazioni risulta molto più incompleta che in passato e
una comprensione sufficiente può
avvenire solo attraverso la trattazione simultanea di questi aspetti.
La guerra
ibrida non è una novità nella storia militare. Il termine infatti è comparso
per la prima volta per descrivere la situazione in Libano nel 2006. Lo stesso
concetto di ingaggio limitato è un antesignano di quella che è la guerra
ibrida.
L'attuazione
di una strategia ibrida, però, oggi denuncia la presenza in Russia di un
comando militare accentrato che è lontano dalla goffaggine delle operazioni
Georgiane e Cecene. Solo una catena di comando efficiente che sappia
orchestrare insieme le risorse prettamente esecutive con quelle collaterali,
può portare ad un successo in questa circostanza.
La Russia con
la sua operazione in Ucraina rivela di aver saputo adattare il suo potere
militare alla nuova condizione regionale, sviluppando forze d'intervento rapide
e altamente specializzate che gli permettono di conseguire obiettivi limitati a
corto raggio ma in maniera molto efficace.
L'intervento
Ucraino
Le operazioni
sicuramente sono state a lungo calcolate. Poco è stato lasciato al caso nello
scenario ucraino. Mosca ha subito puntato a fornire ai guerriglieri delle
competenze e del personale che difficilmente sarebbero stati ottenuti nel breve
periodo. Piccoli contingenti delle forze speciali russe, altamente addestrati,
hanno affiancato le bande armate sin dall'inizio degli scontri. Questi
operativi sono persone qualificate, preparate ad operare in teatri dove sono
presenti dei civili e a pensare a come agire in relazione al fatto. Da questo
punto di vista la natura strategica delle operazioni potrebbe essere accostata
a quella che era la politica americana del “win heats and minds”, sviluppata
per il quadrante mediorientale. Militari e agenti del GRU hanno portato avanti operazioni di confidence
building tra la popolazione per vincerne il favore. Agenti dei sevizi segreti
inoltre hanno provveduto all'organizzazione di bande armate di auto-difesa tra
i civili e al rifornimento di questi gruppi con mezzi e armi. In tutto ciò solo
alla fine di Aprile il presidente Putin ha riconosciuto l'intervento russo in
Ucraina. Le operazioni hanno visto infatti l'impiego di mezzi e uomini senza
contrassegni, che ricordiamo sono illegali secondo il diritto internazionale.
A livello
tattico i movimenti su vasta scala sono stati preceduti dalla securizzazione di
obiettivi minori attraverso azioni rapide e leggere. Una volta assicurate le
vie di rifornimento e i palazzi governativi locali, si è quindi passati alla
fase di manovra, preceduta sempre da raffiche di artiglieria pesante sulle
posizioni ucraine. Un esempio di questa tattica può essere visibile negli
avvenimenti successivi al primo fallito protocollo di Minsk. Piccole ma molto
efficaci incursioni da sud est e da est hanno spinto la Kiev alla firma del
cessate il fuoco. Mosca ha utilizzato questo cessate il fuoco per ottenere una
prima legittimazione dei ribelli ucraini e poi per posizionare le forze per la
fase di manovra offensiva a Settembre del 2014. Questa è identificata dagli
analisti con l'inizio della battaglia
per l' aeroporto di Lugansk. Il cessate il fuoco e la demarcazione della
linea di contatto smilitarizzata dopo il primo protocollo di Minsk, hanno
permesso il riposizionamento dell'artiglieria che è servita nell'offensiva
contro l'aeroporto in questione. La struttura era stata progettata dai
sovietici come un ostacolo strategico, in grado di resistere un attacco
ingente. Il governo di Kiev non potendo e non volendo ingaggiare le forze russe
in uno scontro aperto ha organizzato un corridoio di evacuazione per i
contingenti nazionali, lasciando poche truppe a presidiare la posizione. La
presa dell'aeroporto (proprio come le operazioni estive di Novoazovsk e
Ilovaisk ) è servita ai separatisti per fare pressioni sull'Ucraina per
ulteriori concessioni territoriali. Nonostante le ultime negoziazioni e il
nuovo cessate il fuoco al momento in cui si scrive gli scontri continuano, così
come le rivendicazioni da parte dei miliziani pro russi di spingere il
territorio da loro controllato fino alla frontiera amministrativa degli Oblast
separatisti.
I vari scenari
Repubblica di
Donetsk e Luhansk
Questo
territorio rappresenta la spina dorsale della strategia russa. Fin tanto che
esisterà uno stato proxy all'interno del confini ucraini la NATO non accetterà
il paese nell'alleanza restando lontano dai confini russi. I movimenti
separatisti in queste zone all'inizio dell'estate del 2014 hanno ricevuto
l'appoggio delle forze di Mosca, potendo così dichiararsi repubbliche
indipendenti e assicurare il controllo della parte orientale delle regione a
Mosca.
Al momento in
cui si scrive forze ucraine si trovano ancora nelle zone di Avdiivka e Pisky e
l'artiglieria tiene sotto tiro l'area di Donetsk. Al confine sud di Luhansk
inoltre sembra che gli scontri continuano nonostante il cessate il fuoco
soprattutto nei territori a sud di Pervomaisk. Infine si sono intensificate in
entrambi Oblast le attività terroristiche nei confronti delle porzioni di
territorio ancora in mano al governo centrale ucraino.
Debaltseve
Questo è un
importante hub ferroviario che collega Luganks e Donetsk. Al momento l'area si
trova sotto il controllo delle forze separatiste. Le operazioni di conquista da
parte dei ribelli sono state condotte da sue ovest e da nord est prendendo la
città in poco tempo e lasciando alle forze ucraine la possibilità di ritirarsi
verso Arteminsk.
Fondamentale è
stato l'impiego dei veicoli corazzati russi e artiglieria pesante. La perdita
della città è stato un grande colpo per gli ucraini dal punto di vista sia
territoriale che logistico (Debaltseve infatti era uno degli ultimi cunei
strategici che l'esercito ucraino aveva all'interno dei territori separatisti).
Dopo questa conquista, le forze pro-russe sono in una posizione più forte
rispetto a prima, avendo un collegamento ferroviario che unisce la Russia
direttamente con la nuova linea di contatto.
Maripuol
Questa città
sarebbe il prossimo grande obiettivo dei ribelli. Aleksandr Zakharchenko, capo delle forze di
Donetsk ha dichiarato che Maripuol è un obiettivo strategico vitale perché
permetterebbe al territorio dell'auto-dichiarata repubblica un sicuro
approvvigionamento di acqua potabile. La città dopo il settembre 2014 ha scampato gran parte
degli scontri ma a sud, fuori dalla città, i combattimenti continuano
nonostante il cessate il fuoco. Lungo la città corre parallela alla costa sud
l'autostrada H 20. Questa è già stata oggetto lotte tra i separatisti e i
soldati ucraini. Questa città sarebbe un passaggio obbligato nel caso le forze
ribelli decidessero di portare l'offensiva lungo la costa.
Slaviansk
Slaviansk
rappresenta la la grande vittoria dell'esercito ucraino nello scenario. Ad
aprile, piccoli contingenti russi, armati di armi leggere, aveva preso i
palazzi governativi della città. Lo stesso mese il governo Ucraino ha lanciato
la controffensiva liberando la base di Kramatorsk grazie all'impiego delle forze
corazzate. A maggio, dopo una breve e tesa tregua, il governo lanciò
un'offensiva su larga scala che portò alla conquista di tutti e 9 i check point
intorno alla città. Un ruolo fondamentale è stato svolto dai veicoli corazzati
e dalla superiorità numerica. La conquista della città, avvenuta a giugno, fece
pensare ad una fine vicina della guerra in Ucraina. L'offensiva governativa è
avvenuta in maniera veloce e efficace, ingaggiando gli avversari in maniera
conseguenziale e attiva. La presa di Slaviansk è avvenuta in un momento in cui
sicuramente il livello organizzativo e di potenza di fuoco dei ribelli era
minore rispetto a quello di oggi e ciò ha giocato a favore dei militari
ucraini.
Crimea
La presa della
Crimea a differenza degli altri scenari è avvenuta con un basso livello di
violenza. Le truppe ucraine erano state ordinate di non ingaggiare a meno che
non dovessero difendersi dal fuoco nemico. Questo ha permesso l'accerchiamento
in breve da parte delle forze russe dei contingenti ucraini. La maggior parte
delle operazioni è stata svolta dalla fanteria. L'impiego della marina e
dell'aviazione è stato maggiormente di carattere preventivo e logistico.
L'impiego di corpi speciali del GRU ha permesso di fare leva sula comunanza
etnica della popolazione russa. Come dice Emmanuel Karagiannis dell'istituto di
studi militari a Fort Leavenworth, Kansas:
“The Russians have used very
specialized, very effec-
tive forces. They don’t
assume that civilians are clut-
tering up the battlefield;
they assume they are going to
be there. They are trained
to operate in these kinds of
a questo va
aggiunto che l'intelligence russa era cosciente che le potenzialità di
offensiva da parte dell'Ucraina erano piuttosto limitate e la promessa
mobilitazione delle forze sul territorio si è rivelata presto un bluff
governativo che non ha fermato l'avanzata di Mosca.
Scenari futuri
Ad un anno dal
conflitto è ancora difficile stabilire quale sarà lo scenario ultimo dei
combattimenti. Agenzie di intelligence e analisti da tutto il mondo continuano
tutti i giorni a produrre scenari futuri analisi di contingenza. I piani di Putin rimangono ancora oscuri nel
lungo periodo e solo il tempo rivelerà la natura dei fatti.
Nei prossimi
paragrafi tuttavia abbiamo riportato quelli che secondo noi rappresentano gli
scenari più interessanti da prendere in considerazione. Fermo restando comunque
che l'analisi condotta rimane meramente su un piano teorico.
Status quo
Congelare il
conflitto sembra una scelta abbastanza logica in apparenza. In effetti la
Russia ha già ottenuto quello che vuole con la creazione dell'ennesimo stato
proxy che securizzerebbe l'Ucraina dall'avanzata NATO. Il problema è che questa
non è una soluzione attuabile nella situazione corrente. Le bande d'irregolari
sul territorio sono ancora molte e Mosca deve fare i conti sia a Lugansk che a
Donetsk con i sentimenti nazionalisti dei combattenti. I capi delle forze
armate separatiste sono decisi ad andare fino ai confini amministrativi delle
loro regioni e un eventuale rottura con i gruppi armati significherebbe per
Mosca una grande grana proprio su confine orientale che fatica tanto a
difendere.
Progetto
“Novorassia”
Mentre oggi
con il termine la stampa si riferisce a tutti i territori secessionisti,
all'inizio dei combattimenti “Novorassia” identificava la possibilità per Mosca
di unificare tutti i territori dagli Oblast secessionisti fino alla
Trasnistria. L'obiettivo principale in questo scenario sarebbe sicuramente la
città di Odessa la cui sottrazione porterebbe un grave colpo all'economia
Ucraina. La nazione sarebbe definitivamente tagliata fuori dal Mar Nero
soffrendo di conseguenza una grave perdita da un punto di vista strategico. Lo
scenario include manovre d'incursione si larga scala che dovrebbero postare le
forze pro-russe al di la del fiume Dniepr senza però i vantaggi di barriere
naturali a difendere le forze pro-russe sul versante nord. La distanza tra il
confine dei territori occupati e la Transnistria è di circa 700 KM. L'agenzia
Stratfor per
la realizzazione di tale scenario preventiva l'impiego di circa 30.000 uomini e
un periodo di 14 giorni operativi. L'agenzia Mellow
invece vede l'operazione più dilatata nel tempo preventivando un minimo di 20
giorni e l'impiego di 45.000 uomini.
L'opzione
Dniepr.
Uno scenario
più realistico consiste nell'unificazione del territorio degli Oblast ribelli
con il territorio della Crimea. Questo questo assicurerebbe un fronte comune
per i territori occupati e permetterebbe anche di avere sicuri rifornimenti di
acqua potabile. Forse però il vantaggio maggiore di questo scenario è
l'ancoraggio delle forze di secessione all'elemento geografico più importante
del territorio ucraino: il fiume Dniepr. Il territorio ucraino nella zona di
riferimento è sostanzialmente pianeggiante
e permetterebbe un avanzata della fanteria senza particolari ostacoli
geografici. Il fiume sarebbe utilizzabile, una volta raggiunto, come
un'efficace linea di difesa. Per questo tipo di operazione gli analisti
preventivano l'impiego di circa 24,000-36,000 e due settimane operative. Questo
scenario permetterebbe di prendere Maripuol e soddisfarebbe le aspirazioni dei ribelli. Il lato negativo
dell'operazione è che lascerebbe le forze occupanti a difendere una stretta
striscia di terra tra il mare l'esercito ucraino per assicurare la
comunicazione e i rifornimenti tra la Crimea e Donetsk.
Qualunque sia
l'opzione che la Russia sceglierà in futuro sicuramente questa sarà commisurata
agli obiettivi strategici di Mosca. La leva della minoranza rappresenta un
fattore di cui la Russia non dispone al di fuori delle regioni russofone.
Questo significa che spostandosi verso nord il livello di ingaggio e i tempi
operativi sarebbero molto più dilatati e rischierebbero di innervosire
l'occidente perché ci si avvicinerebbe pericolosamente agli stati baltici. È
fuori da ogni dubbio che qualunque sarà la scelta di Mosca i russi
continueranno a portare avanti piccole incursioni sul confine ucraino per
sparpagliare ed indebolire il potere difensivo di Kiev. Tale strategia è stata
la base dell'operazione “ucraina” sin dalla prima ora e vista la superiorità
numerica di cui godono i russi potrà portare altri vantaggi in futuro. Al
momento la preoccupazione di Mosca è sicuramente quella di mantenere il
controllo sulle forze ribelli che se dovessero soffrire di troppa autonomia
potrebbero costituire un problema. A questo proposito sicuramente Mosca
manterrà un ingaggio limitato commisurato alla forza difensiva ucraina di modo
da non dare un margine di vantaggio troppo alto ai secessionisti e avere di
conseguenza un'efficace leva nei loro
confronti.
Federico Salvati
CC: studentiecultori2009@libero.it