Lineamenti generali della Operazione Shingle"
Nota Introduttiva
Con
il nome di operazione “Shingle” si intende il piano alleato messo in esecuzione
sul fronte italiano per uno sbarco a sud di Roma, a poca distanza dalla
capitale d’Italia. La sua origine si può trovare nelle discussioni delle
Conferenze al vertice del Cairo (23-25 novembre 1943), tra Britannici e
Statunitensi, e di Teheran (28 novembre
1943) tra gli Alleati occidentali ed i Sovietici. La sua decisone finale fu
presa a Tunisi negli incontro presieduti da Churchill con i capi militari
alleati tenutasi il 25 dicembre 1943 e a Marrakesh, l’8 gennaio 1944.
Fra
le possibili are di sbarco a nord della linea invernale (di Cassino) le
possibili aree erano a Terracina, nel litorale nettunense, a Civitavecchia
mentre non fu presa in considerazione nessuna area sul versante adriatico:
Vincolo fondamentale della scelta dell’area era quello che rientrasse nell’area
di copertura della aviazione tattica (292 km dai porti di imbarco) in quanto
nessuna forza sarebbe stata sbarcata senza la protezione aerea. Altro vincolo
fondamentale era che ogni zona di sbarco dovesse avere un porto
sufficientemente grande ed agibile affinchè permettesse la alimentazione della
zona di sbarco e il prosieguo delle operazioni. Fu scelta la zona di Nettunia,
come allora si chiamava il litorale che oggi vede le cittadine di Anzio e
Nettuno. La data scelta (giorno D) il 22 gennaio 1944.
Le
forze di invasione erano, per la Marina: 4 incrociatori, 2 cannoniere, 32
cacciasommergibili, 41 dragamine, 8 mezzi da sbarco con cannoni, 4 mezzi con
lanciarazzi, 6 navi da trasporto, 8 LSI (Landing Schip Infantry, navi da sbarco
per fanteria) 71 LST (Landing Schip
Tank, navi da sbarco per carri armati) e 237 mezzi da sbarco anfibi. Questa
forza si concentrò a Napoli e prese il mare il 21 gennaio 1944.
Comandate
di questa Task Force da sbarco era il generale statunitense John P. Lucas,
comandante del VI Corpo d’armata statunitense, che inquadrava la 45a Divisione
di fanteria USA, la 1a Divisione corazzata USA, la 3a Divisione USA;
inoltre agli ordini di Lucas vi era la 1
Divisione Britannica ed unità minori a livello brigata e reggimento oltre al
necessario supporto logistico.
AL
fine di attirare il maggior numero di forze tedesche verso sud, il Gen. Clark,
comandante della 5° Armata, organizzò un attacco alla linea Gustav, a partire
dal 18 gennaio, che si sviluppò lungo il fiume Garigliano e il fiume Rapido.
L’offensiva fu bloccata, ma il Comando tedesco, a cui era a capo il maresciallo Kesserling dovette
impiegare le proprie riserve, che consistettero in tre divisioni e ciò
contribuì a sguarnire le difese a monte della linea Gustav. Le premesse,
positivamente, per la riuscita dello sbarco erano state tutti create.
Lo
sbarco avvenne tra il 21 ed il 22 gennaio.
Le
difese tedesche consistevano in un battaglione della 29a Divisione Panzer
Ganadier, che aveva compiti di osservazione e allarme.
La
1° Divisione Britannica del gen. Penney sbarco a nord di Anzio , la 3a Divisione
statunitense del gen. Truscott sbarco a sud; i Rangers subito conquistarono il
porto di Anzio ed iniziarono a penetrare all’interno: Tutte le unità sbarcate
non incontrarono alcuna resistenza. La sorpresa fu totale e nella prima giornata
di operazioni, a fronte di perdite insignificanti dovute per lo più ad
incidenti, si riuscì a sbarcare oltre 36.000 uomini ed una ingente quantità di
materiali. Nella mattinata del 22 gennaio 1944 sbarcarono anche il gen.
Alexander e il generale Clark, con il gen. Danovan, capo dell’OSS. La facilità
con cui presero terra le forze alleate in assenza di contrasto tedesco avrebbe
permesso al gen Lucas di prendere iniziative ardite e spingersi avanti, in
profondità, cercando di avvicinarsi fin dove possibile ai Colli Albani, che era
l’obiettivo primario da conseguire. Sulla scorta delle esperienze precedenti (
lo sbarco in Sicilia, e lo sbarco a Salerno in cui le truppe alleate corsero il serio rischio di essere ributtate a mare)
confortato anche dai consiglio di Alexander e Clark, si dedicò a consolidare la
testa di ponte perdendo così ore e giorni preziosi. La reazione tedesca fu
efficace. Kesseling, una volta constatata l’entità dell’attacco e convintosi
che non si trattava di una semplice manovra diversiva, e superato il primo
momento di sorpresa, agì in modo risoluto. . Come previsto dal Comando alleato,
fece affluire in Italia due divisioni, una dalla Francia ed una dall’Austria,
che erano in ricostruzione avanzata, ed altre forze a livello reggimento battaglione,
sopratutto corazzate e controcarri.A capo di una settimana Kesseling era in
grado di opporre la 14° Armata, che fu data in comando al gen. Meckensen, che
inquadrava ai primi di febbraio otto divisioni, mentre sulla linea Gustav a sud
le forze furono riordinate nella 10a Armata, che fu data al gen. Veitinghoff,
con il XIV Corpo d’Armata ed il LI Corpo
d’Armata Alpino per un totale di 10 divisioni.
Il
29 gennaio 1944 sulla testa di ponte di Anzio erano sbarcati circa 69.000
uomini , 508 cannoni, 237 carri armati e cinquemila veicoli di ogni genere. Era
il momento di andare all’attacco, ma era troppo tardi. L’offensiva della 3a
Divisone di fanteria statunitense e della 1 Divisione di Fanteria britannica fu
presto bloccata; dei tre reggimenti ranger, due furono annientati ed oltre
800/900 prigionieri alleati caddero in mano tedesca.
Da
questo momento l’Operazione Schingle diventa un'altra storia, ovvero la storia
delle operazioni sulla testa di ponte di Anzio. I tedeschi per ben tre volte
nel mese di febbraio tenta torno di distruggere e ributtare a mare le forze
alleate, e furono sempre respinti. Con marzo le operazioni ebbero una stasi:
entrambi i contendenti si fronteggiavano aspettando tempi migliori, che per gli
Alleati vennero quando, il 24 maggio 1944 le truppe Polacche conquistarono l’l’Abbazia
di Monte Cassino e tutta la linea Gustav crollò. Le forze sbarcate ad Anzio,
che erano state nel frattempo rinforzate con altre quattro divisioni, uscirono
dalla testa di ponte e contribuirono alla presa di Roma, che cadde il 4 giugno
1944.
Alla
operazione 2Schingle” rese parte anche un contingente italiano composto da una
Compagnia di reali Carabinieri al comando del cap. Pezzella, e cooperatori
inquadrati in battaglioni di supporto per l’artiglieria.
In sintesi, l’operazione “Schingle” riuscì
nella sua fase iniziale; ma il successo conseguito non fu sfruttato a dovere:
le ragioni, che hanno dato a roventi polemiche, possono essere viste, principalmente,
nella scarsezza delle forze impiegate come prima ondata, solo due divisioni, e
nella mancata iniziativa del gen Lucas di organizzare puntate in profondità,
anche con metodi poco ortodossi, volte a disarticolare la difesa tedesca; nella
decisa reazione tedesca che misero in campo forze che prima si erano opposti di inviare in
Italia, sia nel luglio 1943 a sostegno della difesa Italiana, poi sulla linea
Gustav.
Fonte: B.P.Boschesi, Enciclopedia della Seconda Guerra Mondiale. I Personaggi le lade i luoghi le armi le cife, Milano Arnoldo Mondadori Editore, 1983.